LE FESTIVITÀ NATALIZIE COME FONTE DI TRISTEZZA.
-The “Holiday Blues” and Suicides-
Natale: le luci, i regali, la fragranza dei dolci, i sorrisi dei bambini e gli abbracci. I periodi delle festività natalizie e di fine d’anno rimandano sempre un’immagine idilliaca e buonista ma al contrario in molte persone provocano l’insorgenza di sentimenti negativi come la tristezza. Chi vive questo fenomeno, solitamente non riesce a spiegarsi questi sentimenti poiché l’arrivo delle festività implica relax e tempo libero per sé e per i propri affetti.
Una prima motivazione può essere fatta sul concetto del tempo che passa: le festività e le ricorrenze scandiscono le stagioni, sono considerati come dei “giri di boa” ed ogni anno che passa non ci si ritrova come l’anno precedente ma cambiati ed il confronto con la propria persona rispetto all’anno precedente è quasi inevitabile. Capodanno è poi per eccellenza tempo di bilanci, di ciò che si è fatto e di ciò che si sarebbe voluto fare. Le ricorrenze festive quindi equivalgono ad una sorta di “istantanea” personale dove viene fotografato lo stato psicologico, affettivo del momento passato e di quello attuale. Questo periodo è spesso pieno di stressor, inclusi l’uso eccessivo di alcool, cambiamenti del ritmo del sonno, aumento della spesa finanziaria e l’aumento delle liti in famiglia. Le conseguenze non sono solo a livello psicologico ma anche a livello fisico con disturbi come emicrania, spossatezza, disturbi gastrointestinali, aumento di peso.
Il Natale è spesso visto come un simbolo di un periodo che cambia e la sua ambiguità può essere la ragione del motivo per il quale da svariati anni ci sia la credenza sostenuta dal popolo e dai professionisti della salute (Hillard, Holland, & Ramm, 1981) che la frequenza del suicidio tenda ad aumentare durante le vacanze, specialmente attorno al periodo di Natale (Christmas Blues) (Albin, 1981).
Durante le vacanze le persone sole sono più consapevoli della loro solitudine e le persone che hanno subito un lutto sono più sensibili rispetto alla loro perdita. Boyer, già nel 1955 nel suo articolo “Christmas Neurosis” descrisse diciassette pazienti con una depressione ricorrente nel periodo di Natale.
Alcuni specifici eventi passati delle persone possono tornare alla luce durante i periodi legati all’evento con conseguenti reazioni emotive e comportamentali (la cosiddetta ”reazione agli anniversari”) ma anche in periodi come quelle delle festività natalizie.
Per riportare un esempio (Kraft Goin, 2002) una giovane donna viveva uno stato di profondo malessere rispetto alla propria famiglia poiché si sentiva avviluppata in relazioni affettive che le impedivano sentirsi libera emotivamente da esse dalle quali era molto dipendente, a causa di molti aspetti di sé ancora immaturi. Per la donna ritrovarsi ogni anno con la famiglia alla cena di Natale le acuiva la sofferenza derivante da un misto di impotenza, insoddisfazione ed incapacità di rispondere ai propri bisogni personali. In questo caso la psicoterapia è riuscita con successo ad elaborare il suo senso di impotenza e insoddisfazione connessi ai suoi legami famigliari, dando modo alla paziente di fare nel tempo scelte più auto-centrate. In un altro caso il signor G. è cresciuto in una famiglia nella quale il padre faceva uso quotidiano di alcol ed il problema di dipendenza aumentava durante le vacanze di Natale. Questi eventi sembravano avere un legame con l’incidenza dei sintomi di attacco di panico del signor G., aumento che avveniva proprio durante le vacanze natalizie.
La tendenza al suicidio.
Un ampio numero di studi hanno riportato che la frequenza dei suicidi è influenzata da variabili temporali come le stagioni, mesi, giorni della settimana, elezioni presidenziali, festività e così via ma solo poche teorie hanno saputo spiegare la relazione tra le variabili temporali e la scelta del momento opportuno per il suicidio.
Durkheim correla la fluttuazione temporale dei suicidi agli aspetti temporali o ciclici dell’interazione sociale affermando che “il ritmo della vita sociale sembra riprodurre la divisione del calendario”, ovvero che gli individui sono fortemente attaccati alla loro società e di conseguenza alle loro cerimonie e ai loro ritmi sociali. Egli afferma che il ritmo delle fluttuazioni temporali dei suicidi può essere visto parallelamente al ritmo della vita sociale, dove il livello di attività tende ad essere più alto all’inizio di ogni nuovo ciclo, come all’inizio di un mese o di una vacanza. Durkheim sostiene che la forza dell’integrazione individuale può variare tra due estremi: alcuni individui non sono integrati nella società e quindi non sono coinvolti oppure non gli interessano le cerimonie, altri invece sono più che integrati nella società e fortemente coinvolti nelle attività. Questi ultimi possono essere gli unici propensi a posticipare la morte dopo la fine delle maggiori attività sociali o festività (come il Natale) (Phillips & Feldman, 1973).
Nel cercare di spiegare l’insieme delle fluttuazioni temporali nella frequenza del suicidio, Gabbennesch (1988) propone una teoria più completa “ l’effetto della promessa non mantenuta” (“broken-promise effect”) affermando che la primavera, i week-end e le festività sono solitamente eventi emotivamente positivi ma promettono più di quello che possono effettivamente rendere.
Lo studio di Jessen & Jensen (1999) ha avuto lo scopo di analizzare gli schemi di fluttuazione dei suicidi nel periodo di Natale ed altre festività. L’analisi si basa sui suicidi avvenuti in Danimarca, registrati ogni giorni per venticinque anni nel periodo 1970-1994 e riportati nel Registro dei Suicidi in Danimarca per un totale di 32291 suicidi con una fascia d’età che andava dai 15 anni in su. Cosa è saltato all’occhio? Che durante la vigilia di Natale e il 26 Dicembre vi è un drastico calo dei suicidi, specialmente tra le donne, mentre si assiste ad un grande aumento dei suicidi il 2 Gennaio, in particolare tra gli uomini.
Le festività perciò, hanno il potere di alimentare l’emotività personale, nel bene o nel male e la capacità di metterci di fronte a ciò che ci rende vulnerabile: le aspettative deluse dell’anno che si conclude, i rapporti non idilliaci con le persone a noi vicine o la consapevolezza della solitudine, la spasmodica ricerca della felicità solo per sentirsi finalmente appagati in una vita che non regala soddisfazioni.
Come superare tutto ciò? Certo che è forte il simbolismo di ricominciare una nuova vita allo scoccare della mezzanotte come è forte la voglia di dire finalmente quelle cose a quel famigliare che ci ha fatto soffrire, ma il tentare di mettersi in gioco proprio ora, quando l’emotività è già messa a dura prova, sarebbe come affrontare una montagna. I sentimenti che scaturiscono in questi giorni sono invece una buona occasione per prendere consapevolezza delle criticità della propria vita e per appuntarsi il proposito di volersi finalmente bene.
La buona notizia è che ci sono ben 365 giorni per provarci, se non una vita intera.
Dott.ssa Melissa Mancini Psicologa Psicoterapeuta
Riferimenti:
· Blum, H. P. (2002) “Psychic trauma and traumatic object loss”, Journal of the American Psychoanalytic Association, 51, pp. 415
· Doidge N. (2000) “Are suicide ‘fated’? The psychology of anniversary reactions”, National Post. Don Mills, Ont., pp.1
·Horowitz, M. J. (2003) “Diagnostic Criteria for Complicated Grief Disorder”, Focus, 1, pp. 290-298
·Jessen, G., Jensen, B. F. (1999) “Postponed suicide death? Suicide around birthdays and major public holidays”, Suicide & Life - Threatening Behavior, 29, 3, pp. 272
·Kraft Goin, M. (2002) “What is it about the holidays”, Practical Psychotherapy, 53, pp. 1
·Siegel-Itzkovich, J. (2003) “The deadliest days of the year”, Jerusalem Post , pp. 7