DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA
E’ mattina. Suona la sveglia ma non hai dormito, o se l’hai fatto è stato un sonno travagliato. “Oggi mi devo spostare con l’auto e ci sarà sicuramente traffico. E se mi capitasse un incidente? E alla presentazione del mio progetto, se non mi ascoltassero? Se mi dicessero che potrei perdere addirittura il lavoro, come potrei mantenere la famiglia? E poi mio figlio stasera ha la partita a calcio con una squadra piuttosto forte, se si infortunasse tanto da dover smettere a giocare? Non potrei sopportare la sua sofferenza.” La giornata deve ancora cominciare e i pensieri catastrofici sono già in testa.
Il Disturbo d’Ansia Generalizzato si contraddistingue per una preoccupazione eccessiva e persistente (secondo il DSM V, per questa diagnosi i sintomi devono essere presenti quasi tutti i giorni da almeno sei mesi) che riguardano gli eventi di vita quotidiana. Gli avvenimenti sono spesso preceduti, oltre che da ansia, da pensieri catastrofici che riguardano l’avvenuta certa di eventi irreparabili, pericolosi, improvvisi e incontrollabili a se stessi o ai propri cari.
Altri sintomi frequenti sono: irrequietezza, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, irritabilità, dolori muscolo-scheletrici, nodo alla gola, sudorazione, nausea, diarrea, disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o irrequietezza). Molti di questi sintomi sono a livello corporeo e una loro erronea lettura può aumentare la preoccupazione “Questo mal di schiena non passa più, il medico dice che è solo stress ma se non fosse così?”.
A differenza della pura paura, che si scatena di fronte a situazioni circoscritte in cui vi è una concreta minaccia per sé e gli altri ed è quindi adattiva per l’uomo (ad esempio il trovarsi di fronte ad un animale pericoloso), nell’Ansia Generalizzata la preoccupazione non è data da un contesto specifico, ma è diffusa a tutte le situazioni della quotidianità: la vita del soggetto appare come un percorso irto di ostacoli imprevedibili che non possono essere controllati.
La persona gioca d’anticipo preoccupandosi di una disgrazia che potrebbe essere accadere da un momento all’altro, con scopo di controllare l’evento ma l’unica conseguenza sarà quella di aumentare l’ansia (“paura della paura”). Un'altra strategia messa in atto è quella dell’evitamento: “Meglio che non vada a quella cena, perché ho paura di stare male se mangio troppo, come l’ultima volta”; “Anche se potrebbe essere una bella esperienza non vado a fare la gita nei boschi con i miei amici. Se mi perdessi? E gli animali, se venissi punto da un’ape o da un serpente?”. Le occasioni sociali diventano sempre più rade, aumentando l’isolamento.
Le persone con Ansia Generalizzata provengono spesso da un contesto in cui è stato loro insegnato che il mondo è pieno di pericoli da affrontare (le madri iperprotettive che devono difendere il proprio cucciolo da un “mondo brutto e cattivo”); oppure, la causa può essere cercata in un evento traumatico che ha leso la sicurezza personale dell’individuo e del suo ambiente rendendolo imprevedibile e pericoloso: il pericolo può anche non essere inteso come un evento nocivo per la propria sopravvivenza ma dannoso per la propria sfera personale, ad esempio un cambio improvviso di lavoro o la fine di una relazione importante.
Si nota anche una tendenza al perfezionismo, in cui la gestione delle pratiche quotidiane (lavoro, vita sociale e familiare, cura corporea) volge verso alti standard personali e difficilmente raggiungibili se non utilizzando molte delle proprie risorse fisiche e mentali e quindi attivando maggiormente il sistema nervoso centrale. La paura di non raggiungere i propri obiettivi aumenta l’ansia.
Il comune denominatore è però il controllo pervasivo che la persona cerca di mantenere in ogni contesto, aumentando di conseguenza i sintomi ansiosi e la percezione di sé come persona incapace di affrontare gli eventi.
La vulnerabilità personale è infatti la tematica principale delle persone che soffrono di Ansia Generalizzata, germogliata in un conteso di crescita iperprotettivo che fa credere al soggetto di poter essere sempre al sicuro solo se tutto è sotto controllo: l'ignoto è pericoloso se non gestito personalmente. L'essere cresciuto poi in un contesto che non acconsentiva l'esplorazione del mondo esterno non ha permesso lo sviluppo delle competenze personali necessarie per la nascita di un senso di Sè sufficientemente sicuro ed intraprendente.
La comorbilità con altri disturbi è molto frequente: ansia sociale, attacchi di panico, depressione, disturbo post-traumatico, disturbi somatici, ipocondria, dipendenze.
Uno degli obiettivi principali della terapia è aiutare la persona a vivere la quotidianità con livelli di ansia accettabili e gestibili (perché nel bene o nel male una certa attivazione psicofisologica -quindi un briciolo d'ansia- stimola la concentrazione e migliora la performance); questo attraverso vari step come:
• la psicoeducazione circa l’ansia e le sue componenti;
• tecniche di gestione dell’ansia, come aiuto nel fronteggiamento dei momenti più critici (tecniche di rilassamento, tecniche mindfulness, training autogeno);
• analisi degli episodi singoli e focus sui pensieri e sulle convinzioni che ad essi sottendono (tramite tecniche ABC e Moviola);
• esposizione immaginativa e poi in vivo delle situazioni evitate.
Dott.ssa Melissa Mancini - Psicologa Psicoterapeuta-
RIFERIMENTI:
American Psychiatric Association: Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders Fifth Edition (DSM V)
B.G. Bara: Nuovo Manuale di Psicoterapia Cognitiva vol. 2; Bollati Boringhieri; 2005
G. C. Davison, J.M. Neal: Psicologia Clinica; Zanichelli 2009
M.Giannantonio, S. Lenzi: Il Disturbo di Panico: Psicoterapia Cognitiva, Ipnosi e EMDR; Raffaello Cortina Editore; 2009
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